Teatro

Tutti all'Opera, un viaggio nel melodramma italiano. Al Sociale di Busto Arsizio

Tutti all'Opera, un viaggio nel melodramma italiano. Al Sociale di Busto Arsizio

Il teatro Sociale di Busto Arsizio torna alle origini. In occasione dei centoventi anni di attività, la sala di piazza Plebiscito propone un ampio omaggio alla musica lirica. Da novembre 2011 a maggio 2012, l’associazione culturale «Educarte» e il Teatro dell'Opera di Milano presentano, con il contributo economico e il patrocinio della Fondazione comunitaria del Varesotto onlus, la rassegna «Tutti all’Opera». Quattro gli appuntamenti in agenda, tutti proposti in allestimenti innovativi e coinvolgenti a firma di Mario Riccardo Migliara: la «Carmen» di Bizet, «La Cenerentola di Rossini, «La bohème» e la «Tosca» di Puccini.

L’intera rassegna è inserita nel cartellone della stagione cittadina «BA Teatro»…

I MOTIVI E LA GENESI DELLA RASSEGNA
Centoventi anni d’opera sul palco del teatro Sociale di Busto Arsizio

E' il 27 settembre 1891 quando il sipario del teatro Sociale di Busto Arsizio si alza per la sua prima volta.

Sul palco salgono la soprano Bianca Montesini, il baritono Sante Athos, il mezzosoprano Elvira Ercoli, sotto la direzione del maestro Giulio Buzenac. Nella platea e tra i palchetti, ormai ricordo di un antico passato, si diffondono le note del melodramma «La forza del destino», su musica di Giuseppe Verdi e con libretto di Francesco Maria Piave.

Ha inizio così la lunga storia dell'opera lirica nella sala che l’architetto milanese Achille Sfondrini, già autore del Carcano di Milano e del Costanzi di Roma, progetta su modello di uno dei templi internazionali della musica: il teatro alla Scala di Milano.

Dal 1891 e fino agli anni Cinquanta, con alterne vicende, il Sociale ospita alcuni tra i titoli più in voga del repertorio, da «Don Pasquale» di Gaetano Donizetti a «La Boheme» di Giacomo Puccini, da «Il barbiere di Siviglia» di Gioacchino Rossini alla «Carmen» di Georges Bizet, senza dimenticare «Cavalleria rusticana» di Pietro Mascagni, «Norma» di Vincenzo Bellini e «Pagliacci» di Ruggero Leoncavallo.

Tra gli interpreti di cui le cronache locali serbano memoria ci sono: Emma Carelli, caposcuola dei soprani veristi e compagna di palcoscenico dei tenori Francesco Tamagno e Enrico Caruso; il baritono Carlo Tagliabue, grande specialista del teatro verdiano; la soprano Toti Dal Monte, celebrata per la sua bravura persino da una poesia di Andrea Zanzotto, un’esordiente Lucy Kelston e il fagnanese Renzo Pigni, entrambi destinati a importanti successi su prestigiosi palcoscenici internazionali.

Gli anni Cinquanta vedono il boom dell’industria cinematografica; mentre per l’opera lirica sembra esserci solo il teatro alla Scala di Milano, dove si litiga per Maria Callas e Renata Tebaldi, per Giuseppe Di Stefano e Mario Del Monaco. Il Sociale converte l’intera sua struttura al nuovo business con un importante restauro, disattento (così come era uso in quegli anni) alle preesistenze e alla storia del luogo.

Mario Cavallè, il firmatario del progetto, sostituisce i palchetti con una balconata, sventra l’antico salone delle feste (l'attuale ridotto «Luigi Pirandello») per far posto alla cabina di proiezione, copre la volta affrescata con allegorie musicali, raffiguranti donne e angeli danzanti tra note e pentagrammi, per migliorare l’acustica della sala. Di opera lirica si torna a parlare solo nel 1963, in occasione del centenario di elevazione di Busto Arsizio a città: l’amministrazione comunale organizza una «stagione non più che dignitosa», ricorda Giuseppe Paciarotti nel volume «Del teatro.150 anni di vita teatrale a Busto Arsizio».

«Tosca» di Giacomo Puccini, «Rigoletto» di Giuseppe Verdi, «Cavalleria rusticana» di Pietro Mascagni e «Pagliacci» di Ruggero Leoncavallo sono i quattro titoli che animano la sala nel novembre di quell’anno.

Da allora e per tutta la seconda parte del Novecento, il cartellone del Sociale registra pochi appuntamenti con l’opera lirica, prevalentemente recital. Tra questi va ricordato il concerto del novembre 1984, organizzato in occasione di un convegno di studi su Alessandro Manzoni, che vede salire sul palco la soprano Annamaria Pizzoli, in una delle rare esibizioni nella sua città natale.

Nel 2004 Delia Cajelli, direttore artistico del teatro bustese, viene coinvolta nella regia di un melodramma: «L’aurora di Gerusalemme» del contemporaneo Andrea Arnaboldi, ispirata al poema epico-religioso «La Gerusalemme liberata» di Torquato Tasso.

Da questa esperienza nasce la volontà di ritornare a proporre opere liriche complete (cioè con coro, orchestra e cantanti) negli spazi fatti costruire dai conti Giulio e Carolina Durini, insieme con altri venti notabili della città, proprio per soddisfare la propria passione per il «Belcanto». Nel 2008 vengono proposti due capolavori del repertorio verdiano: «La traviata» (aprile 2008), con la direzione del maestro Pierangelo Gelmini, e «Il trovatore» (dicembre 2008), per la regia del tenore Antonio Signorello.

Della stagione seguente è l’incontro con il Teatro dell’Opera di Milano, diretto da Mario Riccardo Migliara, giovane compagnia che ha tra i propri obiettivi la rilettura in chiave moderna dei grandi titoli del repertorio e il «decentramento della cultura lirica» in realtà provinciali e in teatri anche non espressamente nati per l’opera. Alla ribalta del palcoscenico salgono «La traviata» (novembre 2009) e «Il barbiere di Siviglia» (febbraio 2010), allestimenti entrambi molto apprezzati dal pubblico del Sociale.

Forte di questo risultato positivo, la sala di piazza Plebiscito propone, nella stagione 2010/2011, la mini-rassegna (con abbonamento) «Tutti all’opera», che vede la rappresentazione di tre grandi capolavori del melodramma internazionale: «Madama Butterfly» (febbraio 2011) di Giacomo Puccini, «Il trovatore» (dicembre 2010) e «Rigoletto» (marzo 2011) di Giuseppe Verdi, sempre nelle inedite, innovative e coinvolgenti riletture dell’associazione milanese, nata nel 2006 da una costola di «Fuoriscena» e ormai attestatasi come «la prima compagnia itinerante di produzione di allestimenti completi di opera lirica in Italia».

L’iniziativa incontra, ancora una volta, il favore del pubblico.

LA NUOVA STAGIONE
Da Bizet a Rossini, quattro appuntamenti per gli amanti della lirica

A Busto Arsizio, la scommessa di Mario Riccardo Migliara, quella di «restituire all’opera l’originaria vocazione popolare», sembra, dunque, «ormai vinta». Per questo motivo, l’associazione culturale «Educarte» e il Teatro dell’Opera di Milano hanno deciso di proporre anche per la stagione 2011/2012 la mini-rassegna (con abbonamento) «Tutti all’opera», arricchendo l’offerta culturale di uno spettacolo in più rispetto allo scorso anno.

Quattro, dunque, gli appuntamenti in agenda, tutti inseriti nel cartellone della stagione cittadina «BA Teatro» e promossi con il patrocinio e il contributo economico della Fondazione comunitaria del Varesotto onlus.

A tenere a battesimo l’iniziativa saranno le atmosfere vivaci e passionali della «Carmen» (24 novembre ’11) di Georges Bizet, che verranno proposte in un’originale e inedita «rilettura cromatica», dai toni rosso sangue, giallo oro, blu notte e arancione.

Una rilettura, questa, realizzata con la collaborazione dell’associazione «Istituto del colore», della rivista «Colore» e dell’«Accademia del costume per lo spettacolo» di Milano. La rassegna lirico-sinfonica del teatro Sociale proseguirà, quindi, con due capolavori di Giacomo Puccini, «La bohème» (23 febbraio ‘12) e «Tosca» (22 marzo ‘12).

Il primo allestimento ambienterà la storia d’amore tra Mimì e Rodolfo non a Parigi (come vuole il libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica), ma tra le vie della Milano di inizio Novecento, tra i bar degli artisti del quartiere di Brera. L’altro capolavoro pucciniano in cartellone, «Tosca», verrà, invece, rivisitato utilizzando come chiave di lettura l’«assenza di Dio» che caratterizza tutto il mondo di Floria Tosca e Mario Cavaradossi. Un mondo, dove nell’arco di poche ore, si succedono un’evasione, una scena di tortura, un tentativo di violenza sessuale con l’uccisione del mancato stupratore, una fucilazione e un suicidio.

«Tutti all’Opera» terminerà, quindi, con il dramma giocoso «La Cenerentola» (10 maggio ‘12) di Gioacchino Rossini, in una versione sperimentale denominata dagli stessi ideatori, Mario Riccardo Migliara e Vito Lo Re, «teatroinmusical». La partitura sarà aggiornata ai tempi moderni, con l’inserimento di «strumenti particolari e armonie nuove»; mentre la trama verrà arricchita da numerosi colpi di scena: Cenerentola avrà anche qualche dubbio sul suo principe azzurro, ma –tranquilli!- la storia avrà il solito, inevitabile lieto fine. O forse no, perché su un palcoscenico tutto può succedere.

«In ogni nostra produzione –spiegano dal Teatro dell’Opera di Milano- si parte da un mix di elaborazione intellettuale e punto di vista del pubblico, e viene sviluppato un tema, concentrandosi sull’efficacia comunicativa del melodramma, riportando l’unico genere veramente popolare al cospetto di ogni platea». «Le scenografie come i costumi e l’attrezzeria –prosegue il regista- vengono realizzate nel laboratorio di Teatro dell’Opera da «Arti di Scena», in un’ottica di semplificazione formale e di pulizia del linguaggio, dalle quali emanano una forza interna che armonizza canto, musica e regia per appagare tutti i sensi».

Il concetto di «Gesamtkunstwerk» (opera d'arte totale), di wagneriana memoria, si farà, dunque, ancora realtà sul palcoscenico del teatro Sociale di Busto Arsizio grazie all’estro creativo di Mario Riccardo Migliara, un regista e un operatore culturale mosso da un grande, grandissimo sogno: quello di portare l’opera lirica ovunque, anche «a costo di attraversare la giungla amazzonica a piedi per il bene della musica».
Un po’ come Fitzcarraldo.